Minimalismo musicale senza confini spaziali, temporali, apparentemente immobile, costantemente uguale a se stesso, eppure in moto continuo, vivo e pulsante:
Cabbagetown è circoscritto fra cadute e inabissamenti nella realtà del Mississippi.
Dalla strumentale
Cabbagetown shuffle, l’armonica lascia spazio alla slide guitar che (ri)sorge come un diavoletto dalla sua scatola tra le mani di Mark Johnson in una mirabile gestione dello spazio-tempo in
The Day Before Tomorrow, per continuare a oscillare come per un effetto meccanico su una messa in scena dominata da coinvolgenti atmosfere bluesy in
Coolest fools e
21st Century Man, con avvolgenti movimenti nel lato sudista del quartetto dei
Delta Moon, mai sovraccaricati in
Just lucky I Guess.
Elementi che tornano con decisione in
Refugeee in Mad About You, nuovamente intrecciati, spazi di senso intercambiabili e sovrapponibili, una cover del bluesman
Eddie James 'Son House' da far risplendere (
Death letter), tutti segni tangibili del lavoro del vocalist/chitarrista Tom Gray capace di spingersi verso l'esterno del rock nella conclusiva
Sing Together, con una serie di parentesi chitarristiche che arricchiscono il racconto di Cabbagetown.
Niente di prevedibile nel percorso coerente dei Delta Moon col blues, la ragione semplice di un lungo matrimonio (di successo).