Secondo disco dal vivo per
Gary Clark Jr., altra massa eteroclita che ‘fa mucchio’ in
Live North America 2016, deborda, si sparpaglia nell’aria e apre traiettorie interstiziali, tra l’una e l’altra, sul talento texano.
Dopo averlo visto incendiare il piccolo palco al Levi’s Outpost lo scorso Marzo in Texas, al South by Southwest Music Festival 2017, difficile tralasciare questo Live North America 2016 (basato per lo più su
The Story of Sonny Boy Slim del 2015) per il modo con cui rientrano in circolo quelle lunghe galoppate chitarristiche (
Grinder e
The Healing), utili a frammentare e complessificare il lindo e lussuoso ambiente circoscritto di potenziale claustrofobia in Live North America 2016.
Un Live che ingabbia l’ascoltatore in uno stato di logorante asfissia da aprire con la dolcezza dell’armonica in
Church e con le intromissioni funky&soul in
Cold Blooded e
Our Love, comandate da roventi sferzate elettriche in un territorio blues da far esplodere, polverizzare, sparpagliare in mille rivoli con vecchi successi come
When My Train Pulls In e
Numb dal disco d’esordio Blak and Blu.
Un paio di sontuose covers (Jimmy Reed con
Honest I Do e una pregevole armonica, all’Elmore James di
My Baby’s Gone) per un crogiolo brulicante di melodie che lottano per assurgere al ruolo di protagonisti in Live North America 2016, riuscendoci sempre.