Nella periferia di Nashville i bar sono più fumosi di quanto si potrebbe immaginare, e crescono singer/songwriter di belle speranze come
Kent Eugene Goolsby.
Suono dalla parte degli anni ’70 per introspezione e ricerca di semplici e dirette melodie legate alla chitarra distorta di Steve Daly, presenza fissa a pedinare
Temper of The Times tra le sue intense ‘rock ballads’, belle ma dure nei temi che affronta (l’amore, la coppia, la famiglia, la guerra interiore, l’imprevisto, il mondo “altro”):
The Great Confessor,
Loveless Prayers e
The Stone si ritrovano più vicine che mai, pronte a imboccare un ascoltatore abituato a un ascolto superficiale dove quello che conta è stordire, ma alla forza, a volte insidiosa, di Temper of The Times è difficile resistere.
Resta il fascino di brani come
Some Crosses, che è anche un po' un passo di danza, e la cadenza sinistra di
Better Angels e la splendida chiusura di
Beyond The Frame a declinare un paesaggio musicale assolato e anche avvolgente quando il ritmo tende ad alzarsi in
Rock Of Ages e
Wishing Well.
La provincia di Nashville non è più depositaria dei valori della tradizione country, ma punto di raccolta delle derive di Kent Eugene Goolsby.