In
Sons Of Revolution ci si entra per passeggiare lungo i sentieri del classic rock e vediamo come va.
Senza pregiudizi. Con la disponibilità di ascoltatori non mal predisposti al confronto con echi 60s e 70s, un approccio necessario per il disco d’esordio della band abruzzese del vocalist Paolo Ceritano e della nervosa chitarra di Mario Alessiani.
Da
I Feel Like Crying si accende un prisma colorato che scompone e ricompone la luce oscura del gioco di seduzione di Sons Of Revolution, ascoltate la premessa che sussulta a singhiozzo in
I'm Coming Home e
No Way Out, come il leitmotiv martellante della chitarra di
Wasted Youth, e la deliziosa
Stonewood.
Percussioni strette e claustrofobiche in
Rebel for a Day, intriganti i tagli elettrici dal ritmo mosso che seguono il battito cardiaco dell’armonica, al solo chitarristico negli 8 minuti finali di
Slide 'Em e senza arrampicarsi sugli specchi del passato, scovano semplici elementi in grado di elevare Sons of Revolution a qualcosa di più di quel che sembra. Un bel disco.