FRANKY PEREZ (Poor Man’s Son)
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  Recensione del  31/03/2004
    

Franky Perez è un musicista giovane, poco più che ventenne, al suo esordio. L'album, che dura più di 70 minuti, è generoso ed offre una serie di canzoni decisamente al di sopra della media, infatti il ragazzo ha talento da vendere e scrive canzoni vere. Rock ballads come non sentivamo da tempo. Di origini cubane, Perez è stato per parecchio tempo a New York, prima di spostarsi definitivamente a Miami dove è stato scoperto dal produttore talent scout Pete Angelus (già manager di Van Halen e Black Crowes). Angelus ha compreso subito le sue potenzialità e gli ha dato i mezzi per incidere e Franky lo ha contraccambiato con un disco intenso e drammatico ma pieno di grandi canzoni e di idee geniali.
Poor Man's Son è un disco ottimamente strutturato con almeno (e vi sfido a trovarne uno che ne contengano altrettante) otto/dieci canzoni di grande spessore, e questa non è certamente una cosa che capita tutti i giorni. Una media altissima, ancora più sorprendente se consideriamo che il ragazzo è al suo esordio. Franky Perez ha il gusto per la melodia, sa costruire come pochi una canzone, mischia sonorità antiche e moderne e mette a frutto una personale ricerca musicale innovativa che si mischia in modo audace con in canoni più tradizionali della canzone americana.
Mettendo a frutto le sue tradizioni cubane si inventa ballate di sapore latino del calibro di Bella Maria, che ha i connotati di una fiesta messicana, con tanto fisarmonica alle spalle della voce ed un tempo che richiama le danze tradizionali.
Piano e fisarmonica sugli scudi, una melodia calda e coinvolgente, Bella Maria è un biglietto da visita che pochi sono in grado di consegnare. Ma Perez è un rocker vero e propone alcune composizioni di grande spessore come la tonica Cecilia, vibrante e dotata di feeling in dose massiccia, con un ritornello killer degno dei migliori rockers a stelle e strisce. Si vede che il ragazzo ha la musica nel sangue e che sa scrivere. Una creatività piena di adrenalina che richiama in parte, ed in qualche canzone ci sono persino degli elementi comuni, le potenzialità di Ryan Adams.
Somethin' Crazy è una rock ballad potente, abbellita dall'uso del piano continuo e molto dentro alla melodia, forte nei suoi stacchi di chitarra e vibrante nel suo riff di base. La generosità del musicista è fuori di dubbio, un esordio con 19 canzoni non è da tutti, ma quello che ci lascia senza fiato è la qualità media delle canzoni Again prosegue la linea del songwriting rock con una composizione dalla struttura melodica solida, arrangiata in modo essenziale e cantata con passionalità.
La bella Southwest Side porta di nuovo in luce le sue radici latine, in modo meno palese di Bella Maria, ma con un reale senso della melodia ed un arrangiamento geniale.: il ritornello è di quelli che entrano subito in circuito e non ne escono più. E non è tutto. Cry Freedom regala emozioni vere, con una canzone dalla struttura solida ed un testo fortemente politicizzato. Class Act fa vibrare le chitarre, mentre Cold Hard Rain è una ballatona romantica molto old fashioned, ma dalla struttura solida e dalla metrica perfetta.
Leave Me Alone mostra il suo lato più romantico mentre American Classic fa onore al titolo e si allinea tra le migliori del disco, richiamando Elvis Presley e la musica degli anni cinquanta. American Classic che, come racconta il titolo, è una classica ballad americana, che più classica non si può. Chitarre al loro posto, piano sempre in evidenza, arrangiamenti diretti, dovizia di strumenti usati ad arte (come i fiati in American Classic). Insomma Perez è uno che non si risparmia e regala ben 19 canzoni per oltre settanta minuti di musica.
Ed ho lasciato volutamente alcuni titoli in ombra : sta a Voi scoprirli e portare alla luce il talento enorme di questo esordiente. Franky è accompagnato dalla sua band, The Highway Saints, cioè Brian Bissell, Peter Cicchetti, Bailey Hicks, mentre un cenno particolare lo meritano Sal al piano e Phil Parlapiano alla fisarmonica. Un musicista di razza, ancora allo stato brado, ma in grado di entusiasmare. Un esordio importante, sicuramente tra i dischi più belli di quest'anno. Perez è un newcomer in grado di rinnovare la scena rock statunitense. Altro che Poor man's Son, Perez è The Next Big Thing.