STEVE SEASICK (Keepin' the Horse Between Me and the Ground)
Discografia border=Pelle

             

  

  Recensione del  05/12/2016


    

Un doppio album per Steve Seasick dilatabile verso i confini del riflesso esistenziale se consideriamo anche la nuova biografia, più o meno diretta e riducibile al punto zero del diario intimo, Keepin’ the Horse Between Me And The Ground non può che inoltrarsi su un doppio percorso, mississippi blues/rock e americana/folk music.
Il primo disco contiene il nuovo materiale, una scrittura sempre molto ben calibrata con alle spalle tutta una serie di azioni, di impulsi, di slanci melodici che diventano autonomi sin dalla Title track, nel cuore del delta blues tra Gypsy Blood, Walkin’ Blues e i dolci rallentamenti di Bullseye e Shipwreck Love che si armonizzano in Keepin’ the Horse Between Me And The Ground, lo rendono più fluido, coerente, esplicativo.
I politici e le banche della scorbutica Hell, punti di vista assunti da Steve Seasick tra l’intensità e il colore della luce della chitarra a trasformarsi di continuo, nella spigolosa What A Thang e Don’t Take It Away, con il violino che entra raggiante in Grass Is Greener e crea l’effetto di una intrigante variazione sul tema di Keepin’ the Horse Between Me and the Ground e al contempo frantuma lo spazio del blues e ne mette in relazione i frammenti.
Quelli in Lonely Road, che apre il secondo disco, mostrano un altro lato di Steve Seasick, 10 brani acustici e qualche rilettura del passato, da Hard Knocks a Gentle On My Mind, dalla magica Walkin' Man alle tinte bluegrass di Southern Biscuits, Keepin’ the Horse Between Me And The Ground diventa una sorta di dipinto, una composizione finemente costituita da numerosi elementi che spiccano come pennellate su di una tela: campiture di colore blues, bozzetti introspettivi e spazi metaforici che parlano da soli, la torbida bellezza di Gonna Get There e Signed D.C. con l’armonica a ripercorrere al presente, il riflesso della vita passata di Steve Seasick.