Disco di carattere quello di
Alejandro Escovedo, il texano in
Burn Something Beautiful brucia rock, una realtà che si fa leggere istante per istante, con puntuale e trasparente chiarezza, le chitarre stridule di
Horizontal dicono che il rock non è passione sotto vuoto, Burn Something Beautiful lavora su questo principio e corre spedito.
È un corpo di transito continuo,
Heartbeat Smile e la deliziosa
Shave the Cat, solitamente si forma sulle cose ‘vecchie’, ma il classic rock è un indizio che rivela che il disco funziona, c’è la giusta ventilazione, il cui processo di alterazione sforna ballate di spessore (
Suit of Lights, ipnotiche come
Redemption Blues o l’avvolgente solo chitarristico di
Johnny Volume), e l’esposizione solare texana (Escovedo ha lasciato Austin per Dallas) è buona, si prende cura di Burn Something Beautiful, luogo di chi vive il rock.
Lo sorpassa nuovamente a destra con l’invitante
Beauty of Your Smile e
Beauty and the Buzz, vi si affianca, adegua il passo sapientemente smaliziato, e lo racconta e lo documenta in
I Don't Want to Play Guitar Anymore, Alejandro Escovedo col suo colpire duro al cuore del rock, nel suo andamento fiero e non privo di salutari avvallamenti in
Luna de Miel, si fa apprezzare in
Farewell to the Good Times con tutto il realismo del racconto, senza superarne il valico nel finale con la surreale
Thought I'd Let You Know.
Alejandro Escovedo torna al rock e lo lascia respirare ai polmoni di Burn Something Beautiful.
Un vero e proprio atto d'amore.