Joanne Shaw Taylor lascia la Roof Records, aveva bisogno di sentirsi libera tanto che lo spazio che si è creata nella British Blues Explosion di Joe Bonamassa ha portato i suoi frutti a sentire
Wild.
Quinto disco che si libera con qualche innocente e indovinata ridondanza soul, e si alleggerisce in favore di una maggiore essenzialità nel blues e quel gusto per il rock che resta centrale, mai marginale e difficile da arginare fin dalla solida
Dyin' To Know, giochi alle corde tornano e tornano in
Ready To Roll, segni obbligati, punti di riferimento in
Get You Back, non sono certo ancore di salvataggio, per chi come Joanne Shaw Taylor costruisce visioni melodiche di mondi interpersonali nelle magnetiche ballate di
No Reason To Stay e
Wild Is The Wind.
Wild gira sempre, mai piatto e banale,
Wanna Be My Lover e nei guizzi ruvidi di
I'm In Chains, esagera forse nel finale per il modo in cui è capace di includere gli umori e le idee del Sud americano tra brani compositi e poco controllati, la malinconica
I Wish I Could Wish You Back, alla sezione fiati molto ‘New Orleans sound’ di
My Heart's Got A Mind Of It's Own, con deviazioni elettriche che non stonano in
Summertime o tra l’energia di
Nothin' To Lose.
Essere indipendente da regole ferree e meno schematica di quanto le apparenze facciano credere, non ha nociuto affatto a Joanne Shaw Taylor, anzi, Wild guadagna punti ad ogni ascolto.