La storia del greco
Mickey Pantelous è stramba, chitarrista ai primi anni ’90, un discreto successo coi The Drunk Trunk Blues Trio fino a creare il
Dr. Albert Flipout, un personaggio di finzione, nel 2006, in grado di possedere il suo piede quando suona come ‘one man band’, anzi come ‘one CAN band’… insomma tralasciando le sue problematiche mentali, resta la musica.
Don’t You Call My Name è un immersione nel rock e nel blues del delta mississippi, da
Hanging From The Ceiling a
Jump With The Fish propone all’ascoltatore di lasciarsi fluire e perdersi tra ipnotici e ripetitivi riffs alla chitarra, da rimanere incollati a quello che accade all'interno della narrazione delle ballate
Don't You Call My Name e
It Was Spring When I Met You.
Rimandi a un rock classico nella piacevole
Joyce, per il resto il blues regna padrone, affondi nel delta mississippi in
Hell Surfer, poi l’armonica dalla tetra
Then I Shot Myself e in
Under The Blanket, corre fin troppo in
Free The Markets Slave The People, ecco, Mickey Pantelous ha trovato un bel modo di nutrire le proprie fantasie senza investire centinaia di migliaia di dollari mentre agli esseri umani comuni questo è negato, a molti tocca la catena di montaggio, la scrivania polverosa, la tastiera del computer.
Fatevi coraggio e accendete lo stereo, per un po’ smetterete di pensarci.