Moreland & Arbuckle si pongono alle origini ideali e reali del Mississippi Delta & Country blues, se non in avanti e indietro, in uno spazio difficile da definirlo, limitarlo, ridurlo a un campo delimitabile entro confini certi e mappabili, e anche con la nuova etichetta discografica, Alligator Records, resta la stessa dinamica ‘posizionale’ delle chitarre e dell’armonica, offrendosi come sorgente germinitiva ma anche come prolungamento a ritroso di una discografia dove
Promised Land or Bust è perfettamente bilanciato.
Melodie che sembrano voler ‘circolizzarsi’, riallacciandosi alle origini di uno spirituale e sensuale piacere, un viaggio fisico ed etereo che si accende da
Take Me With You (When You Go), indiavolata, nel vero senso della parola,
Mean And Evil preme verso un disco tutto da sentire e poco da capire, Moreland & Arbuckle demoliscono il passatismo, il romanticismo, l'attaccamento agli schemi prescritti nella scurissima
Hannah (brano di un loro amico Mike Hosty, noto in Oklahoma) col dettaglio su di un omicidio dentro un altro racconto che rende l'immagine ‘della morte’ un incredibile e impressionante sfondo.
Ancora tracce bluesy in
Long Did I Hide It ma anche Rock & Roll per descrivere la sexy Lady protagonista in
When the Lights are Burning Low, e nel mondo sonoro di Promised Land or Bust s'incontra, (con)fondendosi perfettamente, senza forzature, con un paio di covers tradizionali (
Woman Down in Arkansas di Lee McBee e
I'm a King Bee di Slim Harpo) e insieme preparano nel transito dal buio al livido albeggiare i destini intrecciati delle persone e dei loro ricordi tra le ballate di
Mount Comfort e
Waco Avenue.
Restano la percezione cromatica del tempo del blues di
Long Way Home da estendere all'immagine in movimento di tastiere e chitarre, un intervento densissimo secondo una linea melodica di saliscendi jazzati in
Why'd She Have To Go (And Let Me Down), ma il mondo di Moreland & Arbuckle è sempre grigio e su cui sventola la bandiera (rosso fuoco) di Promised Land or Bust.