Il singer/songwriter
Shad Blair ha sempre lo sguardo sul Texas, sollevato quel poco, quel tanto che basta per avere quel salutare distacco dalla quotidianità, dagli aspetti in cui l'animo umano risulta invischiato sino in fondo, senza sapersi trarre d'impiccio, con
Sawdust siamo sempre dalla parte dell’esordio di Red Fall, molto più radicato nell’americana con forte impronta Texana rispetto alla virata (sempre di spessore) bluesy di Sunday Blues.
Ballate e qualche sferzata elettrica, honky tonks selvaggi e momenti introspettivi, canzoni di amore, di cuori sempre in viaggio, tra affari e la strada, per lo più trafficata, delle grandi città vista con l’occhio triste di un cowboy nell’apertura in gran stile di
Country Boy, e il triste sfondo bucolico solca anche
Me and My Brothers, ma detta anche il ritmo dell’accattivante
Move on to Tomorrow: la polarità di Shade Blair, il 'soggetto' di Sawdust.
L’armonica risplende in
Let Our Freedom Ring, l'occhio di luce da affiancare alle chitarre, luce che entra in circolo e riscalda, come l’honky tonk sfrenato di
The Trucker e
Down at the Bar alla conclusiva, sopraffina,
Same Train Different Track, quel nerbo necessario senza togliere fascino a Sawdust, alle ballate (
Work Again,
The Bartender e
Ft Worth) che spiccano per il modo in cui fanno ardere lo spazio rappresentato.
Sa sempre dove andare Shad Blair, val la pena continuare a seguirlo.