Texano, il trentottenne
Kevin Deal è sempre stato tra i nostri favoriti. È un musicista onesto, dotato di una scrittura pulita che sa dosare con misura riferimenti rock e intuizioni country. Belle canzoni, ben suonate, prodotte in modo ineccepibile (c'è ancora
Lloyd Maines a guidarlo) che gli hanno fatto guadagnare una nicchia di mercato in cui il cantautore riesce a suonare ed produrre dischi. È arrivato al quarto album dopo tre lavori di buona qualità come
Lovin' Shootin' Cryin' and Dyin' (88),
Honky Tonk n Churches ('99) ed il recente
Kiss on the Breeze ('01).
Deal ha un solo difetto, non è molto personale. Un difetto veniale se vogliamo, perché i suoi dischi si ascoltano tutti d'un fiato, sono suonati in modo professionale e, a conti fatti, risultano perfetti per chi voglia gustarsi del classico country rock, elettrico e diretto, senza molte pretese.
Joe Ely è la sua fonte di ispirazione primaria, come dimostrano
Quicker Than The Eye,
You Ain't Nobody o la fluida
Lawless.
Ben sostenuto dalla produzione matura di Maines e servito da turnisti di qualità come Glenn Fukunaga, Richard Bowden, Terri Hendrix, Paul Pearcy, Freddie Spears, il disco ha una sua valenza e si ascolta con piacere. Deal ha una scrittura fresca, mischia rock e country con estrema facilità e si inventa canzoni di indubbio spessore. Dalla lenta
Gideon, evocativa nel suo incedere, a
Mississippi Kid, ben servita da un suono pulito e vibrante, dove folk e bluegrass vanno di pari passo (c'è persino l'ombra
Woody Guthrie in questa ballata).
Dal country blues di
Pick 'Em to Win alla nostalgia di
Lonesome Whistle, da
Back Slidin Man, che richiama persino The Band per via del suo incedere maestoso, a
Pieces of My Life, dove torna in resta il bluegrass e quella vena disincantata che rimane un po' il marchio di fabbrica di Deal, Moderno cantore delle antiche vie della musica country Deal deve solo acquisire una personalità più forte. Il tempo è dalla sua parte.