Jimbo Mathus corre, 3 album in due anni.
Band of Storms rappresenta l’eclettico stile sudista di Jimbo lungo il Delta del Mississippi, dall'irrequieto e malinconico, al rurale e robusto, 25 minuti in un EP dove ce n’è di spazio tra rock, blues e R&B, “
I’m 48, but I’m still a punk rocker”, dice Jimbo e con
Gringo Man dispiega infuocati impasti del sassofinista Jim Spake e della tromba di Stu Cole secondo le fervide regole di un sano rock ‘n roll.
Can't Get Much Higher affonda nel blues di New Orleans, alla corposa sezione dei fiati si aggrega il piano di Eric Carlton, lo stile di Jimbo Mathus non è riducibile a facili formulette, Band of Storms esonda, sempre. Tracima.
Sfugge ai tentativi normalizzazione, piazza una
Play with Fire che piacerebbe a Johnny Cash e un paio di ballate come
Wayward Wind,
Stop Your Crying e la conclusiva
Catahoula che aiutano a definirlo, lambendo il country concede un’altra chiave di lettura a Band of Storms.
Restano
Keep It Together e
Massive Confusion densa e serrata, bagna il rock con la luce incerta delle cose vere e sognate, la chitarra che rallenta
Slow Down Sun è il mezzo leggero che ‘consente’ a Band of Storms di continuare ad andare più in profondità.
Terzo lato di un triangolo equilatero altamente creativo.