Quintetto tutto al femminile di New York, con un incedere ritmico sobbalzante e ossessivo (“
Not a lot of bands can capture the excitement, sweat and charisma of the '70s bands we grew up listening to. But we can and we do”), scava tra la pluralità delle forme di un arcigno blues/rock che bisogna semplicemente andarsele a scovare nei movimenti migratori delle 2 chitarre (High Top & Tina 'T Bone' Gorin), con le solide percussioni a Melissa 'Cool Whip' Houston e con quel pizzico di ‘soul’ nella voce di Dana “Danger” Athens.
No B! setaccia corpi, paesaggi dell’America del sud e la relazione tra la configurazione dello spazio del blues, con quel gioco fra luci e ombre, è il tratto saliente che sale impetuoso da
Wade In The Water, e il continuo dialogare tra le due chitarre è l'invito della
Jane Lee Hooker band a scavare nel visibile del blues, ad andare oltre l’idea del rock per percepirne in profondità il senso altro.
Accensioni ritmiche e ossessive della chitarra e delle percussioni movimentano il quadro sonoro di
Mean Town Blues e
I Believe To My Soul, un lavoro irrequieto fa presa, un suono che incide le coscienze, saldamente legati in
Bumble Bee e
Free Me, dove il blues amplifica nel solo centrale un sapore romantico, ma la Jane Lee Hooker resta ancorata agli anni '70, perché capaci di reggere il corpo debordante di
In The Valley e di lanciarsi al contempo in una corsa sfrenata 'senza mani' sulle strade del passato tra
Didn't It Rain,
Champagne And Reefer (di Muddy Waters) e
The Hunter (di Albert King).
La conquistata dimensione di No B! sembra avvolta in un cupo e opprimente bianco e nero, l’andamento visionario di
Mannish Boy da alternare a soluzioni di stampo classico nella versione finale di
Willie Dixon,
Shake For Me, da trasfigurare in una miscela esplosiva di fuori-fuoco sugli intrecci e gli snodi della nostra vita.