I
Delta Generators scavando a ogni passaggio nel solco del blues, siamo al quarto disco, arrivano a configurarlo in una forma tracciante, autonoma e netta.
Ogni brano di
Hipshakers And Heartbreakers non fa che evocarne un'altro, l’armonica che apre
Day That I Met You produce un’efficace sistema di risonanze e di echi dalle molteplici visioni lungo il Mississippi, si inseriscono e innescano il flusso delle chitarre che si offrono a continue associazioni tra rock e blues.
Grattano la superficie della torbida
Elephant In The Room, Charlie O'Neal alla chitarra spalleggia l’impetuosa voce di Craig Rawding sempre pronto ad attribuire nuovi significati al materiale di partenza di Hipshakers & Heartbreakers, ecco il rockaccio di
Two Headed Snake a innondare con lo spirito anni ‘60 anche
Feel No Pain, e proprio questo radicale spostamento di sguardo, questa 'visione laterale' consente di scoprire nuovi significati di Hipshakers & Heartbreakers, nascosti nei dettagli delle chitarre pronte a liberare nuovi indizi rivelatori.
Strike The Bells è un corpo flottante che arriva in primo piano attraverso lo scorrere lento del ritmo, cattura quella circolarità senza uscite, come il fascino delle ballate di
Tumbling Away e
Something Good, con quei tempi distesi, speculari a quelli della vita reale che raccontano.
Ma continuano le contorsioni anche intellettuali di Hipshakers & Heartbreakers a renderlo un'esperienza coinvolgente come poche,
Bastards Lament sommessa, con tonalità ancora tranquille e colori mesti, una chitarra in prima linea che arriva a dialogare con lo spirito di
Tom Waits (For No One).
L’ultimo sussulto lo anticipa l’armonica di
Way Down a riprendere una sorta di lungo movimento mosso in un blues ruvido, con un preciso baricentro melodico, con le chitarre e le percussioni raddoppiate, a simboleggiare bene uno spazio che i Delta Generators hanno sempre rincorso.