LATE NIGHT UNION (Connections)
Discografia border=Pelle

     

  Recensione del  07/05/2016
    

Il quartetto californiano dei Late Night Union spacca le immagini del classic rock, la bassa definizione è abilmente ricercata, sperimentata, diventa un'estetica consapevole nell’iniziale Mountain: in partenza nitide, per poi estrarre durante 7 intensi minuti la grana che a loro interessa, producendo una serie di quadri 'puntillisti' in movimento, fino ad arrivare alla soglia della decifrabilità, come a volere entrare nell'origine del rock, al punto originario, e trasformarlo in silhouette dinamiche, ricolorate, distorte, mutevoli in Connections.
La chitarra di Steve Ray (nome che non ammette alibi) e la profonda voce di Christian Erik cambiano i colori del rock, si spengono con facilità ma allo stesso modo tornano a bruciare e restano la componente essenziale sia di Life On Hold e Can't Quit, la deliziosa ballata di Beautiful Eyes, e ci riprovano con un diverso procedimento in Drinking, Doin' Summertime riuscendo a non far sbiadire Connections.
I Late Night Union producono in speciale sintonia con il rock, fissando fuggevolmente la flagranza della ballata (The Train) e, con insistenza, trovando spasmi tormentosi che portino a pulsare Whiskey, Down And Out e Learning To Love.
Come in una doppia partitura temporale, Connections tesse disfa e ritesse - a volte ripetendosi da angolazione e distanza diverse - i ricordi del classic rock fino a farne la sottotrama del presente dei Late Night Union.