Another Black Hole è un disco sofisticato, ragionato. Forse non è per forza il capolavoro assoluto, che in molti vanno proclamando, ma ha la forza della dozzina di albums pubblicati da
Malcolm Holcombe.
Una voce impastata di whiskey e un approccio acustico tra country, blues e folk alla texana, tra
Wylie Hubbard e
James McMurtry, si circonda di amici fidati Jared Tyler (chitarra, mandolino, banjo e dobro) e l’altra chitarra di
Tony Joe White, un utilizzo sapiente e pertinente delle percussioni e il resto e poesia, canta di amore e mette alla berlina uomini e istituzioni tra ipocrisie e peccati, debolezze e ingiustizie.
Efficace, nella sua semplicità in
Sweet Georgia e
Someone Missing, come il tratto nero e sporco, caricaturale e primitivo dell’homeless vagabondo di
Another Black Hole, un vortice di immagini poetiche e colorate si innalzano in un’altra efficace ballata,
To Get By e in
Heidelberg Blues, la deriva della narrazione di Malcolm Holcombe porta unicamente verso la potenza immaginifica di
Don't Play Around e la stridente
Papermill Man.
Questa estesa commedia umana, fra alti e bassi, non smette d'interessarci, la riflessiva
September, capace di dare a
Leavin' Anna un ritmo naturale, un battito dolce a chiudere con la splendida
Way Behind, come solcare la purezza dell'azzurro del mare e del cielo.