Wayward Sons è una notte molto speciale registrata nell’autunno del 2014 in Olanda, a Hoogland, dove il duo Anglo-Americano,
Ian Siegal & Jimbo Mathus hanno trovato pace, ai margini di uno spettacolo acustico, percorso da vie melodiche portatrici di stili ed esistenze migranti, una terra incantata e tormentata di racconti, è quella di Wayward Sons: memorie in perenne viaggio, popolate da canzoni anch'esse ai confini del Texas e del Mississippi.
Comincia tutto lì, nel 2013 con Jimbo che accompagna al banjo e mandolino l’album di Siegal (
The Picnic Sessions) e alcuni estratti vanno a comporre la lista di 21 brani con covers di lusso tra qualche introduzione alle varie canzoni, divertenti e informative allo stesso tempo.
L’armonica avvolge
In The Garden, si affianca la steel guitar utile a setacciare il brano del mito
Townes Van Zandt in
Heavenly Houseboat Blues, Ian Siegal e Jimbo Mathus disegnano una logica di spazi e tempi e chiede all’ascoltatore di aderirvi.
Wayward Sons diviene una sorte di mappa, di carta espansa e virtualmente espandibile all'infinito in cui siamo chiamati a girare, navigare e avventurarci a caso, a cercare o a trovare, e le due fasi non sono per forza una conseguente all'altra (
Jesse James, una gran versione di
Mary Don't You Weep e
Goodnight Irene,
Casey Jones e una
Tallahatchie da applausi fino alla splendida
Dirty Old Town di Ewan MacColl –anche se mi viene in mente la versione di Jason Wilber).
Wayward Sons, per una quotidianità senza spine!