Non lasciatevi ingannare dall'estetica visiva del decimo disco della canadese
Layla Zoe perchè divora, recuperando e rielaborando in modo volutamente sporco e rabbioso, il blues in
Breaking Free: 1 ora e 10 minuti di marche luminiscenti, con i loro tratti accesi che i ruvidi 6 minuti di
Backstage Queen portano subito a galla.
"
There's everything in Breaking Free, from blues ballads, to blues-rock, to psychedelic rock", un disco ben più complesso e insinuante nell'intrigo delle tastiere e dei suoni puramente classici della ballata
Why Do We Hurt The Ones We Love, armonicamente strutturata in modo da restituire un effetto oscillatorio ipnotizzante, ed è il segreto di Layla Zoe.
Con la partecipazione dell’amico chitarrista alla slide guitar,
Sonny Landreth, in
Wild One e negli 11 minuti di
Highway Of Tears a isolare i particolari, la manipolazione dei colori del blues/rock, luci e ombre suggestive, Breaking Free si strasforma in una sorta di esplorazione dagli infiniti segreti,
Working Horse, la ballata
Sweet Angel, dalla malinconia incerta, affacciato su orizzonti strumentali stratificati, mentre il lavoro sotterraneo e instancabile sui risvolti armonici si orientano verso un baricentro acustico in
Wild Horses, col pianoforte di
He Loves Me.
Il confine è sottile, instabile, ma mai scivoloso, le solide
Run Away e
A Good Man attaccano l'ascoltatore come un'infezione, lo costringono ad ascoltare, a rimanere vicino, e a farsi complice di Breaking Free.