One-man band, il virtuoso della chitarra
Steve Hill ha iniziato a suonarla con le sole percussioni affidate al piede nel
Volume 1, poi ha modificato la scena, ha aggiunto il basso nel
Volume 2 e adesso compare anche l’armonica e maracas nel
Solo Recordings Volume 3, ma il risultato è lo stesso: un mix coinvolgente di blues/rock, dolci ballate e covers.
“
I built the studio, I set up the mics, played everything and mixed it myself”, spiega Hill. “
I don’t do overdubs; it’s old school”, espone l'atto in quanto tale e lo impone, senza filtri, per una diretta accettazione del fruitore, ruvide e arcigne
Damned,
Dangerous e permeano la percezione del blues/rock nella suggestiva rilettura di
Muddy Waters con
Still A Fool & A Rollin Stone e insieme introducono lo scenario di Solo Recordings Volume 3, grande, per le suggestioni immaginifiche che traspaiono dalle ballate, l’armonica entra in
Slowly Slipping Away e la figura di Steve Hill spicca per complessità e profondità in
Troubled Times,
Emily e
Smoking Hot Machine.
Picchia duro con
Rhythm All Over,
Walking Grave e
Can’t Take It With You, spacca Solo Recordings Volume 3 con un utilizzo abbondante della chitarra che pedina il Mississippi di
Robert Johnson in
Rollin' & Tumblin'/Stop Breaking Down e la messa in scena costantemente impegnata a creare tensione elettrica, libera nel finale la dolcezza di
Going Down That Road Feeling Bad.
Qualunque laccio tentate di lacciare intorno a Steve Hill si snoda rapidamente: ogni definizione su Solo Recordings Volume 3 porta con sé dei distinguo.