FLATLAND CAVALRY (Humble Folks)
Discografia border=Pelle

        

  Recensione del  06/05/2016
    

Tra Amarillo e Lubbock lo sfondo texano si apre su un poema visivo accarezzato da nuvole basse e dal sole radente in un delicato intreccio di dissolvenze, ispira e romanza il disco dei Flatland Cavalry: “Easy on the ears, heavy on the heart” la lettera di presentazione del loro esordio Humble Folks.
La voce del songwriter Cleto Cordero e la violinista Laura Jane tracciano i percorsi della ballata iniziale One I Want, e sembra proprio che siamo difronte al ritorno massiccio di un interessante e multiforme stile texano, il ritmo ben dosato in A Good Memory, Traveler’s Song e February Snow risponde alla volontà dei Flatland Cavalry di affermarlo e inseguendo tale intento costruisce da sé filtri e punti di riferimento, i sentimenti lasciano interessanti spazi allo sviluppo melodico nell’interessante Tall City Blues.
Come a dire riconosciamo un modo scanzonato e poetico, debitore della florida tradizione cantautorale texana, Coyote (The Ballad of Roy Johnson) [con la partecipazione di William Clark Green] si ammanta di una luce fredda e straniante in ogni singolo strumento, accentuando una modalità priva di direzioni con cui la chitarra elettrica inizia a seguire i movimenti dei Flatland Cavalry tra Devil off My Back e Stompin’ Grounds.
Anche quando talvolta viene fiaccato da forme esili o imperfette in Goodbye Kiss e A Life Where We Work Out (cantata con Kaitlin Butts), Humble Folks non si annacqua o si edulcora, perdendosi via, ma nel giusto compiacimento della Title track, metafora di un etica ed epica narrativa che da decenni attraversa come un fiume carsico il Texas.