Rock sudista, luogo da aprire o da chiudere, scena da riempire o da svuotare, un terreno fertile per i
Beards And Whiskey.
Buie traiettorie convergenti descritte nella mappatura del tempo delle chitarre da sporcare con la matrice agreste, ma il suono di sottofondo resta ingombrante, s'incrociano e si moltiplicano da
Movin' Moonshine e aprono un sentiero tortuoso e intricato che scorre fluido nell’esordio della band della Pennsylvania.
Un contagioso ‘guitar riffing’ nei tanti spazi aperti dal vocalist Rick Stabeno in un orbita tracciabile, nel risucchio di tutti i buchi neri melodici reperibili nell'universo di Beards And Whiskey, a macinare rock, lo impastano ruvidamente e lo plasmano a loro piacimento tra
Bad Woman e
I Like Guns, senza risparmiarsi.
Ricordi dall’Afghanistan, di guerra, in un omaggio ai Veterani, si collocano sulla strada della storia dell’acustica
Hell and Back, e serve per riposarsi, per fare un punto della situazione, per aspettare, e poi salire letteralmente in sella ad una motocicletta in
Modern Day Outlaw e sfrecciare via trascinandosi dietro anche
Blind Pig per il modo in cui sono prosciugate e cristallizzate da una luce abbacinante di insistiti stacchi alle corde delle chitarre a stabilire continue e corpose ellissi, servono a interrompere
The Wild Bunch in piccoli grumi che diventano acustici –e anche di vita- in
Fools Gold.
La storia di
Kelly Creek (The Last Massacre) sta a cuore a Rick Stabeno (“
... is based on an actual battle, where an Indian family was massacred”), potrebbe sembrare che ci sia troppa roba a fuoco e probabilmente è così.
Però il punto di vista dei Beards And Whiskey se ne impossessa con uno scarto sul totale del rock che occhieggia energicamente senza invadere né scappare un senso di riflessione, mentre
Everburn si sovrappone a tutto il resto come un denso strato di caligine.
Se il buon giorno si vede dal mattino, le ore da dedicare a Beards And Whiskey si annunciano calde e luminose!