TEMPERANCE MOVEMENT (White Bear)
Discografia border=Pelle

     

  Recensione del  18/02/2016
    

Lo spirito del classic rock degli scozzesi The Temperance Movement è come sfuocato su di un paesaggio fatto di asperità e insenature, ampie distese e precipizi, al secondo album (a circa 3 anni dal loro debutto omonimo), ci sono infinite gradazioni di un rock dal ritratto vecchio stile in White Bear, perciò lo troverete scorrere placido e poi ecco l'impennata da togliere il fiato così come il florilegio di brillanti intuizioni cucite sul solido tessuto chitarristico di Paul Sayer.
I Temperance Movement non si arroccano sulla formula vincente e ripetuta dell’esordio, ma vanno alla ricerca di materia viva e in fermento nell’avvio di Three Bulleits e Get Yourself Free, spendono il credito ottenuto per costruire e rivestire di senso i testi di A Pleasant Peace I Feel, The Sun and Moon Roll Around Too Soon e la seducente White Bear, brani che s’infiammano di colpo, e spiccano il volo, ogni metro verso il cielo non fa che aumentare la forza di gravità e di attrazione verso il suolo di Modern Massacre e Magnify.
Chitarre come cerchi concentrici, portano dentro una ricerca di uno spazio per sperimentare tra Battle Lines, Oh Lorraine e la ballata finale di I Hope I'm Not Losing My Mind, vivono di vita propria, istante su istante, incagliate su un corpo flessuoso e sbrigliano le più elementari articolazioni del rock.
I muscoli dei Temperance Movement sono finalmente liberi, pronti a scavare dentro il grigio dei sentimenti, il grigio della vita, dove nessuno, traghettati e traghettatori, ha pace, fiducia, naufraghi di una società che contempla la 'regolarità' come una unica condizione a una cittadinanza di rispetto.
Discorso politico in filigrana, tanto rock!