DRAG THE RIVER (Live at the Starlight)
Discografia border=Pelle

     

  Recensione del  31/03/2004
    

"Thank you God it's friday", recitava il titolo di un film di qualche anno fa (25 per la precisione. Ragazzi, come passa il tempo...). L'esclamazione si riferiva al raggiungimento dell'agognato obiettivo di ogni lavoratore medio: il weekend! E il clima che si avverte ascoltando Live at the Starlight è proprio quello festoso, alcolico e ludico di un Venerdì sera in un locale più o meno fumoso, in compagnia di amici, amiche e alcoliche bionde (leggi "birre").
Le affinità si fermano qui, essendo quello un film "disco" della Motown del 78. Qui invece siamo davanti ad un gruppo solido, grintoso che fa musica con passione e divertimento, e che si suda la serata. E non solo in senso figurato. Per dirla con Bruce, qui c'è del sudore, quindi c'è musica suonata con l'anima. I Drag the River non saranno delle star, ma sicuramente sanno il fatto loro. Voce roca al punto giusto per avere quel qualcosa in più, batteria che macina chilometri con il basso che la rincorre, chitarre che si intrecciano che è un piacere. Con una band simile l'espressione nodepression diventa implicita. L'album si apre con Mars Motors. La band è un treno in corsa, da 0 a 100 in un decimo di secondo. La successiva Bug Country inizia lenta per poi aprirsi e diventare una ballata che non può lasciare insensibili. Grande voce, grande chitarra elettrica.
Se nominassi Steve Earle fra gli artisti che mi vengono in mente ascoltando questa canzone, qualcuno mi scomunicherebbe? Voglio rischiare. Disbelieve continua su questa impostazione, con la steel protagonista. Indianapolis è ancora splendido rock, di quello epico da highway. Rallentamenti di ritmo, aperture a rotta di collo, ce n'è da leccarsi i baffi. 0 meglio le orecchie, per chi ci riesce! Tomorrow morning è quella che io definisco una ballata con le palle, di quelle che a noi uomini duri può anche commuoverci. Il cd si mantiene tutto su un buon livello, con la tensione che non si allenta un momento.
Da citare ancora All in All, ancora una splendida ballata con un ritornello che acchiappa e una chitarra eccezionale; Calloused heart, tirata tanto che sembra spezzarsi; Ride me down easy, di Billy Joe Shaver che sfocia in Johnny come lately di, udite udite, Steve Earle. Allora ci avevo azzeccato! Le due canzoni rappresentano una splendida chiusura per uno show ad alto tasso energetico. I Drag the river sono: Jon Snodgrass voce e chitarra, Chad Price voce e chitarra, Zach Boddicher pedal steel e chitarra elettrica, JJ. Nobody basso e Paul Rucker alla batteria.
Era doveroso citarli. Forse il ed pecca un po' nell'incisione, non proprio cristallina, ma è voluto. Come recitano le note di copertina non ci sono "ritocchi" su questo live, è tutto come sgorga dalla sorgente, schiamazzi del pubblico compresi. Volete qualcuno che vi affascini con contorsioni cerebrali, con alchimie sonore ed esperimenti azzardati? Lasciate perdere i Drag. Volete musica suonata con l'anima, schietta e genuina, senza compromessi? Volete ascoltare passione e voglia di divertire e divertirsi? Questo cd fa per voi.