DAN COLEHOUR AND THE CORNDODGERS (Brother's Keeper)
Discografia border=Pelle

     

  Recensione del  17/02/2016
    

I fantasmi del rocker Mellencamp tornano dal Midwest, un fulminante Ep (One for the Old Man, annata 2004) per il songwriter dell’Iowa che dopo un lungo silenzio getta insieme ai The Corndodgers un sasso in acque ferme da troppo tempo, e Brother’s Keeper provoca onde che (re)intercettano il talento di Dan Colehour.
Un ragazzo quando arriva a San Antonio, Tx, segue i genitori, ma la scena fertile della vicina Austin è lì pronta a cambiargli le prospettive sulla musica, a plasmare un suono dalle forti radici Americane, elettrico e pulsante grazie alla chitarra di David Grissom, nulla sembra impedirgli di spiccare un meritato decollo, invece Dan Colehour riesce solo a percepire lo sfuggire di un’orizzonte (per l’esordio Straight to the Highway bisogna aspettare il 2007 per vicissitudini legate alla casa discografica, la Carnival Publishing, assorbita dalla Universal).
Peccato, ma lo scatto, nervoso nel rock continua a tentarlo e Brother’s Keeper intensifica un passo di lato ad una provincia dalle melodie country nella speranza che questo sia il punto esatto di svincolo da uno strano paradosso in Kicking Bird, Brother's Keeper è un raffinato indagatore di questi orizzonti sonori, soluzioni mai banali (la fisarmonica e il pianoforte tra Inside Job e Beautiful Rose) che comprendono anche l'impiego delle steel guitars che proiettate verso il Sud intrigano parecchio (Mama's Delta 88) come l’armonica della seducente Fools Gold e nelle pregevoli ballate di Dying This Way e My Last Name.
Dan Colehour non va mai fuori fuoco, con i The Corndodgers va verso il fuoco, Miss You When You're Gone e Leaving Me September bruciano al vento del rock collocato fuori dal suo continuum spazio-temporale, e che anzi lo (ri)genera in Brother’s Keeper.