Il multi-strumentista
Bill Chambers è cresciuto in una cittadina Australiana, ma lo spirito è sempre stato legato all’American country, folk e blues :“
I grew up listening to the Hillbilly music my mum and dad played when i was a kid. I discovered early Rock’ n’ Roll and Johnny Cash. In recent times I’ve been particularly influenced by the Texas Singer/Songwriters”.
Gli impulsi texani partecipano attivamente in
Cold Trail, primo album negli ultimi 4 anni anche se c’è un live/dvd nel mezzo, si intrecciano superbamente in
Roll The Windows Down e
Cold Trail, dove Bill Chambers ha la capacità di far conoscere i tratti di un'identità culturale accessibile solo attraverso poche altre forme.
Un’intrigante zoom tra slide guitar e pedal & lap steel, avvicinano e allontanano il country come attraverso un gioco di lenti tra
Crow Flies, la sublime ballata alla
Guy Clark di
Mercy e Drinkin' Too Much, scivolano leggere, disegnano lo spazio di Cold Trail, si addensano nella scura bellezza di
Quindanning Inn e
Hanks Last Meal, tra la telecaster di
Too Confused e subito trovano posto in un ordine prestabilito.
Scritto con mano molto ferma, a tirare con il righello e la squadra le linee narrative di Cold Trail, ecco il via vai, la discesa e la risalita di
Nothing But The Wheel e
The Road Tonight, incede lentamente insinuandosi con pochi accordi che conquistano il respiro di
Always Believe In You e si spargono in
I'd Go Home If I Had One, confondendosi col whiskey e conquistando note acute mescolate alla malinconia ed è forse questo che in Cold Trail ci accoglie e ci fa sentire a casa. Senze pretese.