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Il concerto, la performance, ciò che è davvero accaduto, è il biglietto da visita fin dal 2007 per la rock band Sudista della
Holman Autry Band e s'intravede anche se un po’ in lontananza nel quarto disco,
Electric Church, e come sempre è egregiamente filtrato dall'allucinazione mai acida della Gibson Les Paul del vocalist e chitarrista Brodye Brooks, pronto a trasformarla in una marea ondivaga e in continuo movimento.
Trema, si sfalda, si muove la carrellata sul rock di
Friday Night Rundown e
Pennies and Patience a scoprire le ramificazioni di Electric Church, piccole fessure tra tronchi cavi, foglie al cielo di Athens, Georgia dove insieme all’altro chitarrista Josh Walker si tengono molto in considerazioni rustici passaggi, idee dalle quali scaturiscono
Things I'd Miss, l’accattivante
Electric Church e la ballata di
The Fall.
Sono state seminate altrove, ma restano nel tempo del rock, impreziosendo la scansione alle chitarre con raccordi che sanno come far riflettere brani come
Home to You.
Sono comunque elementi che rendono manipolabile Electric Church, un disco dal suono ricco, con una reiterata veduta panoramica sulle tradizioni del Sud, dove blues, radici country e folk si mischiano quel tanto a cogliere la totalità di uno spazio da tenere aperto in
Good Woman, Good God e
Sunset On the Water, convincenti come
Last Rites, il colore di Electric Church che nel finale è di una gradazione speciale di bianco e nero, una composizione di morbide trasparenze e opacità acustiche,
The Grass Can Wait e
October Flame, ora mescolate ora solitarie, mai casuali.
Fisse o in movimento, necessari per dare modo ai rapporti di Electric Church di evolversi.