JEFFREY FOUCAULT (Salt As Wolves)
Discografia border=Pelle

        

  

  Recensione del  23/11/2015


    

Salt as Wolves’ arriva dall’Otello shakesperiano, ma il velo della finzione si rompe presto perché attraverso le crepe della memoria di Jeffrey Foucault penetrano melodie rivelatrici. C’è poco da decifrare perché spostano l'attenzione sul reale, mescolano tessere di amici e famiglia, ma l’amore consente rattoppi e l’ascoltatore si sente interpellato direttamente in una collezione di ballate di americana e blues.
Una serie di lettere bisognose di continui va e vieni col tempo in cui vivono, lo spirito di un musicista, nel silenzio della notte e una vita passata ‘on the road’ con la consapevolezza del suo abbaglio lungo Des Moines, e arrivano i primi reflussi poetici da far impallidire, ma è con la chitarra di Bo Ramsey (gli ha prodotto nel 2006, Ghost Repeater, e c’e anche il bassista dei Cold Satellite, Jeremy Moses Curtis) che Salt as Wolves si proietta in avanti.
Perfetta in Rico, dedicata al (suo ex) musicista Rick Cicalo scomparso per una grave malattia, come tra l'oggettività delle immagini e la forza di Left This Town, la miscelazione dei suoni e il trascolorare delle atmosfere bluesy consente a Jeffrey Foucault di accendere anche luci spaventosamente sinistre che entrano in profondità, persino nella romantica dolcezza di I Love You (And You Are A Fool) Salt As Wolves squaderna la propria naturale dipendenza.
Anche il tributo alla blues singer in Blues For Jessie Mae (Hemphill) e Slow Talker sono buchi neri profondi nel blues, il risucchio della luce della chitarra che interrompe, come catturando, il dispiegamento fisico delle cose nel mondo, e ancora Bo Ramsey a lavorare egregiamente ai fianchi di Salt as Wolves, di cesello in Oh Mama, si insinua, leviga e corrode Strange Heat And Thunder e Jesus Will Fix It For You e un cerchio (grande, rovente, anche se non proprio di fuoco) si chiude (“I'd been writing a bunch of blues tunes”, spiega Foucault. “Been working on my electric guitar chops at home - I play electric guitar a lot at home. I'd been feeling really good on stage. So I went to make a record like that.”)
Nel finale le distorsioni elettriche lasciano spazio a raffinati dialoghi tra chitarra e morbide percussioni, inquadrabili in una cornice che li rende, in qualche modo, percorribili tra Hurricane Lamp, Paradise e Take Your Time.
Si spostano sotto e sopra una linea armonica ideale, rivelando tutta la sapiente malinconia della loro poetica.
Salt as Wolves affascina sempre e comunque.