A casa, in Louisiana, non è che manchi la vita, la si vive soltanto da un'altra posizione, quella di
Kevin Gordon non abdica alla propria rigorosa creatività, scavalca le insidie di un facile minimalismo alla ricerca di un'atmosfera più sottile e psicologicamente intrusiva nel profondo e ambiguo Sud americano.
Può farlo con risorse folk-americana & blues, tra elettrico e acustico, le due ‘anime’ si fondono in
Long Gone Time, quella aggressiva con quella di una forte reminiscenza classica, intrisa di un luttuoso romanticismo affidato a una stringente progressione delle chitarre.
Solcano e provano a perforare rigidi codici sociali e tensioni culturali in
All In The Mystery (‘
Drink all night to wash away the day’) e la storia di un uomo, il padre, che lavora duro per una macchina,
Gto, che gli verrà rubata… splendido il cambio di ritmo che contraddistingue la parte centrale di Long Gone Time con una serie di convincenti ballate:
Letter To Shreveport e
Goodnight Brownie Ford, summa del suo stile vitale, arguto, nel ricordo del cowboy Brownie Ford, ai sapori folk insidiati da scelte di campo armoniche e timbriche inequivocabilmente votate a un sentimento di perdita descrivendo la vita ‘reale’ in Louisiana in
Walking On The Levee e nella comunità di Franklin Parish di
Crowville, fino alla scomparsa d’ottimismo del popolo Americano nei conflitti razziali di
Shotgun Behind The Door.
Se non parlano più gli uomini, lo facciano le pistole: a spalancare le porte dell'Inferno. Quello terreno, ben inteso.
Mesta e dolente la chitarra che illumina
Immigrant, battuta da un sole e da un vento, che né scaldano né rinfrescano, tra santi e peccatori, la bibbia a suon di rock in
Church On Time, per poi lasciare aderire il respiro narrativo del razzismo di
Cajun With A K, agli impulsi e alla spontaneità dell’armonica in un blues di 7 minuti strascicato ma senza smagliature.
L’orizzonte di Long Gone Time si frammenta, moltiplicato in sempre nuovi scorci che arrivano ad aprirsi/chiudersi nella splendida
Following A Sign (The Preacher's Wife) con visuali introspettive che appaiono così sempre nuove.
Kevin Gordon è in grado di entrare e uscire da uno spazio chiuso per far respirare il racconto di Long Gone Time, costruito sugli scorci di strade talvolta fiorite, talvolta ingrigite.