HALF DEAF CLATCH (The Life and Death of A.J Rail)
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  Recensione del  21/11/2015
    

Un concept album per The Life and Death of A.J Rail, lo sfondo è acustico, chitarra e banjo aprono Old Time Soul ad esplorare le tradizioni del blues, Half Deaf Clatch resta ancorato al profondo Sud dell’America, nel Mississippi rurale pregno di passione a raccontare una storia vissuta tra peccati, scandali e compromessi.
La slide guitar e la melodia iniziano a scavare in Boxcar Bulldogs pronta ad autoalimentarsi per coazione a ripetere, cattura l’intro di 1927 Flood e Boneyard Bound, Singing with Old Scratch e The Ballad of A.J Rail riempite con lunghe attese alle corde della chitarra e di non facili rapimenti acustici, ma anche bruschi risvegli colmi d'amarezza.
Ancora il banjo ad illuminare una scura Long Gone Friends, con un certo colore folk-bluesy spalmato su tutto The Life and Death of A.J Rail a rendere il lavoro di Half Deaf Clatch ancora più spurio e proprio per questo a suo modo dannatamente intrigante.
Tempi difficili per 1930 Drought e lungo Revelation Road, come se l’ipnotica melodia costeggiasse il Delta del Mississippi, semplice e diretta, malinconica quando serve (No Hallelujahs), le risorse timbriche sono ridotte al minimo ed espressivamente ottimizzate in Make Your Own Way e tra la pioggia nella conclusiva The End.
Definire The Life and Death of A.J Rail? Facile ritrovarsi invischiati in un labirinto senza apparente via di uscita.
Magia del Mississippi.