WESTON SMITH (Whiskey Wood & Wire)
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  Recensione del  09/09/2015
    

Weston Smith torna in Mississippi dove è nato per incidere Whiskey Wood & Wire, nel tempo sospeso dell’alt. country, con scie di luce folk-rock, come onde, nel quale subito ci assestiamo in Grampa Was A Redneck, un attimo prima che il ritmo delle steel guitars e della musica acceleri, per poi tornare calmo.
Tra battito rallentato e battito accelerato, siamo già dentro i due mondi di Whiskey Wood & Wire: un tempo oggettivo, dettato da una cadenza naturale tra Texas e il Sud degli States con un tempo interiore da dilatare tra banjo e chitarre, dalla malinconia in Look Out Louisiana alla splendida Sad Songs At Happy Hour, oscillanti e sfocate.
In questo gioco entrano le storie di Weston Smith, pensieri, riflessioni, confessioni, in bilico fra pubblico e privato, brillano tra gli stacchi della telecaster di Runnin' In The Rain, tra le deliziose sfasature alla steel guitar di Can't Smoke Promises, tra i piani percettivi e sonori del rock in Full Of Fool's Gold e I'm Taking Back My Home.
Ampie onde sonore con le sue ripetizioni da una parte, e la musica folk malinconica e dolorosa, a raccontare lo spazio interiore in Little House On The Lake e Rendezvous On The Road, i due piani collimano perfettamente in Whiskey Wood & Wire, è una superficie sotto la quale scivolano i temi che a Weston Smith stanno a cuore, vivo e vibrante quando è giocato sui toni fluidi di Me Back Home, alquanto riflessivi ma con l’armonica, lo strumento chiave della conclusiva Methane Moonshine, per svecchiarne la rappresentazione e ricondurla alle dinamiche del nostro presente.
Alla fine si rimane letteralmente prigionieri di questo confronto tra Whiskey Wood & Wire.