KEVIN SEKHANI (Day Ain't Done)
Discografia border=parole del Pelle

     

  Recensione del  09/09/2015
    

Kevin Sekhani è un songwriter di Austin, Tx, vent’anni di carriera, una parentesi con i The Mercy Brothers, gruppo gospel della Louisiana.
Di ritorno in Texas, l’idea di Day Ain’t Done, americana e radici country texane per fondere il passato con il presente, reinciderlo con una ricca strumentazione (mandolino, steel guitars, fisarmonica, violino) e aggiungere nuove canzoni, in un tutto coeso, come lenti deformanti che consentono di mettere a fuoco allo stesso istante un oggetto in primissimo piano da un lato e uno in piano distante dall'altro, sfocando gli elementi di mezzo, ovvero il tempo trascorso da Sumner Street, anno 2009.
Kevin Sekhani fissa sulla pagina di Day Ain’t Done una serie di brani elettro-acustici con la qualità della luce di un songwriting solido, con le radici texane a cui affidare il senso di questo ritorno al passato, ossia di come far partecipare quella luce al racconto di Day Ain’t Done.
Il nuovo brano, la Title track, è decisamente una prova di forza musicale, che non indietreggia dinanzi a nulla e non rinuncia a nessun mezzo stilistico, e melodico, per strappare gradimento: ritmo alle chitarre, trasformazioni timbriche (fisarmonica, mandolino e violino che si passano continuamente il nucleo tematico) che sulla semplice coazione a ripetere rapiscono anche in Carol Ann, nelle splendenti e frizzanti, Jimmy e Wrong Direction.
La frequenza è sempre mossa con tendenza alla circolarità ondulatoria e il moto è spessissimo garantito dalle evoluzioni del violino e della fisarmonica che sostengono le chitarre inquiete, Kevin Sekhani ha poi una bella voce, che come suo costume, affianca al sovraccarico delle sonorità la malinconia distillata delle sue melodie semplici ma intrecciate fra loro con inaudita sapienza strutturale in Jump Right Back e Ballad of a Lonely Clown (nuovo brano), con la brillante Oilfield Tan a descrivere la vita nei campi, sotto al sole, fino a quando il giorno non muore.
Piace la fisarmonica nella vibrante The Higher I Get, i giochi alla steel guitar nella gustosa Walk Away From Me, l'equilibrio interno di Day Ain’t Done non si altera e non si spezza, matrice texana sempre viva in Burial Ground e The Kiss (nuovo brano), e la conclusiva Sumner Street, consente a Kevin Sekhani di includere una profondità temporale importante e senza flashback alcuno.
Un ‘loop’ tangibile che approfondisce la progressione di Day Ain’t Done.