Rock n’ roll, pochi elementi per il trio di Seattle dei
Stubborn Son a confezionare un disco pulsante che ti scava dentro, lasciandoti graffi, lividi e una manciata di belle canzoni.
Il soggetto acquisisce spessore nel 2014 grazie all'impianto ‘familiare’ tra il cantante e chitarrista Garrett Lamp, il bassista Andrew Knapp e il batterista Blair Daly e si dipana con intensità in virtù di una messa in scena semplice per un esordio intenso, onesto e appassionato, questo è
Birthright.
Il gioco alle corde della chitarra che gira a vortice in
The Broken Heart Proof mostra in filigrana la tesi dei Stubborn Son diventandone un semplice megafono, si fa strada in
Make Believe, chiara per concentrazione di riff in
Catch Me Runnin', insieme anche a una costruita patina anni ’70, argomento così assorbente e poroso in
Vixen e
Make Your Heart Stop, è come se congelasse il tempo di Birthright.
Alla ricerca di una proprio identità, i ragazzi di Seattle trovano intriganti appoggi bluesy in
Thick As Blood e
All Saints, ma è l'interazione tra rock e le proprie radici ad essere costantemente ricercata, mai soffocante in
Head Above Water,
Fall For This e nel solo chitarristico di
Voices, la musica che colma ogni vuoto è musica scritta.
E le feritoie che Birthright concede bastano e avanzano.