UNCLE LUCIUS (The Light)
Discografia border=Pelle

        

  Recensione del  09/09/2015
    

Come una trappola, i vincoli di una casa discografica per chi passa con intervalli ristretti tra le influenze di un rock rurale all’old school R&B e all’Americana erano soffocanti, gli Uncle Lucius al quarto disco optano per una produzione fatta in casa con il contributo dei fans, “We think it’s our best album to date,” spiega il vocalist Kevin Galloway. “We were able to walk away from the label, the whole album in itself is about the journey - maybe about being on the road specifically, or the journey to the inside of yourself. We’re all in our 30’s and been around this a while. We’re just asking about the deeper questions in life in general.
La sensazione fisica di trovarsi sull'asfalto dell'autostrada, il viaggio lontano dal ‘music business’ lo cantano in The Light, e si inizia a respirare la polvere delle strade battute, tra le vibrazioni, gli spostamenti d'aria dovuti non allo sfrecciare dei bolidi, ma da un sano rock, tra l'attrito delle gomme di Wheels And Motion, quello delle chitarre e delle tastiere, la voce calda di Galloway prende per mano No Time Flat o in Age Of Reason, dove la sezione fiati decelera il tempo del rock e ottunde lo spirito vagabondo degli Uncle Lucius nei 6 minuti di Taking In The View.
Meglio tra la natura inesorabile, di paesaggi siderali sferzati dal vento, il suono riflette questa voglia di spazi liberi, tastiere e percussioni a dar spazio alle chitarre di Ouroboros e The End Of 118, un brano fluido nella sua dichiarata avversione per il business dominante, nel volontario porsi al di fuori di The Light, ma non anticommerciale.
Sopraffina Gulf Coast Gypsies, scritta dall’ex bassista Mr. Hal Vorpahl (“He just doesn’t want to be on the road anymore”, aggiunge Galloway. “The song is about … well we’ve been on the road quite a bit over the past six years or so. It’s kind of like we live there. And we love the gulf coast. I was born just south of Houston, and this is about traveling from Houston to New Orleans like we’ve done many times.”)
Nel finale Flood Then Fade Away e Don't Own The Right, Nothing To Save e Someday Is A Far Cry, sono come stanze dei giocattoli per gli Uncle Lucius, una sorta di ripostiglio, nel quale si possono pescare a caso melodie sghembe ma avvolgenti, tra la luce sovraccarica delle chitarre, il pessimismo malinconico e lo humor nero.
Da una parte l'estro, e il brio, dall’altra l'intensità emotiva, il mix speziato di The Light è pronto a sedurvi.