WHITE BUFFALO (Love And The Death Of Damnation)
Discografia border=Pelle

          

  Recensione del  08/09/2015
    

Jake Smith ovvero White Buffalo, s'incunea dal 2003 con eccessi zampillanti di realismo e una genuina variante tra americana & rock sempre fiero della propria carica, lo fa prorompere anche in Dark Days, dove un uomo riflette su un futuro migliore, brano utile a rivelare il processo creativo di Love and the Death of Damnation.
Dopo il concept album del 2013 su un veterano di ritorno dall’Iraq tra alcol e disconnessioni celebrali, White Buffalo usa lo sfondo di pulsanti annuvolamenti percussivi per parlare di personaggi che se non se la passano bene, la vita la prendono dal verso sbagliato... ma a tirare su il morale ci pensa l’aria messicana che addobba Chico, a mascherare e celare la malattia che la corrode, la stessa 'verve' dell’armonica di Go The Distance.
Si apre all’amore, ma come nella deliziosa Home Is In Your Arms non ha sempre i risvolti che tutti si aspettano, per l’accorata ballata di Radio With No Sound si finisce tra alcol e pensieri materni non proprio affettuosi, e le cose non migliorano neanche a Last Call To Heaven solcata da una intrigante scia elettrica.
La voce di Audra Mae illumina un’altra ballata di spessore, I Got You, Jack Smith si dimostra un musicista incline alla rarefazione, alla sottrazione anche in Where Is Your Savior, ma non estraneo e propenso al dispiego muscolare, pronto a caricare a dovere Modern Times e Rocky.
Chiude la gospel Come On Love Come On In, l’organo e la sezione fiati non spiazzano l’ascoltatore, operano degli strappi a Love and the Death of Damnation, inserendo delle varianti, e delle licenze poetiche.
Non c’è niente di scontato con White Buffalo, un altro contributo di genuinità cui giova sicuramente non poco, la presenza di un grappolo di appassionanti canzoni.