Little Cabin Music è una piccola baita di legno tipica del Mississippi dove alloggiavano gli schiavi e dove sarebbe nato un mito del blues.
A Rolling Fork, un piccolo paese di campagna nel paludoso sud, poche migliaia di abitanti, lì il vocalist e cantante Sal Soulman insieme al batterista Gabe hanno visitato la ‘Little Cabin', nel centro della piazza, aperta, dove all'interno c’è una chitarra, un impianto stereo e le immagini di
Muddy Waters.
L’hanno fotografata e il designer l’ha riprodotta sulla copertina del disco degli
Uncle Sal.
Little Cabin Music nasce e si porta dietro sapori di quella terra e di un viaggio compiuto in giro nel Sud degli Stati Uniti, la memoria della brillante
My American Song, per dieci canzoni intrise di un retrogusto bluesy e un energico classic rock che divampa dalla folgorante
Devil Paid My Dues.
Un suggestivo buco nero che ingoia tutto si apre dalla rock ballad di
Oh, My Dark Gone Soul, accade nello spazio fra il persistere di un'incisione sulla chitarra e il fluire implacabile della melodia, a formare una sfaccettatura del rock di cui è mostrato prima l'esterno e poi l'interno, difficile da trattenere nella coinvolgente
Down The Line.
Il tempo dell’armonica e della slide guitar in
NYC Blues e
Mississippi State Line, quel ‘fiume elettrico’ in crescendo da
A Runnin' Buffalo a
Little Cabin e
Lazy Magnolia Blues, buono a dissolvere la noia e la tristezza dei pomeriggi domenicali e che si segue con malinconia nei 6 minuti di
The River Song, quella che ci accompagna la vita, e la voglia di illudersi.
Gli Uncle Sal guardano, riflettendo poi sul suo infondere una coscienza non dell'esserci 'stato', ma dell'esserci della 'cosa', di quella Little Cabin Music.