Blue Healer nasce e cresce nel North Mississippi, come
Jimbo Mathus, ne cerca la forma a tutti i costi, e ciò arricchisce un disco variegato, ma in grado di restituire un grande piacere all’ascoltatore che ha la pazienza di seguirne gli sviluppi con attenzione.
Un frenetico movimento per agguantare blues, gospel, massicce dosi di rock e R&B (rende bene l’idea
Shoot Out the Lights,
Mama Please e
Blue Healer), “
It's the story of a man in a southern landscape”, dice Mathus. “
Is just more of what I always write about, the South, the love, the lust, the liquor, the life down here”.
Come un campo del Mississippi, dove ci si perde, come a dire: un non-luogo, un luogo quasi astratto dove sì scoprire un fiume, di chitarre, che entrano in due splendide ballate,
Thank You a valorizzare l'unico rovello delle donne, essere o non essere desiderate, e di
Sometimes I Get Worried, ma pronte ad illuminare, spingere e trascinare
Ready to Run.
Il fascino di
Coyote, sfondi desertici del profondo Sud, canyon e cowboys, agenti in movimento per premere sui valori del West, quel gusto dell'avventura che il vivere quotidiano non sa donare.
Blue Healer è in piena corsa, lontano da un mondo infecondo, sterile e vuoto Jimbo Mathus illumina ancora col rock
Bootheel Witch,
Save It for the Highway e
Waiting On the Other Shoe to Fall, ad allontanare il tetro mondo dei vivi dove i sentimenti sono 'ossificati' e viziati dal calcolo, ecco allora la ‘saggia’
Old Ear, country da barroom che tira dentro la chiusura di
Love and Affection.
Con Blue Healer ci si rilassa con le sue buone vibrazioni, e non si pensa più a niente.