LAYLA ZOE (Live at Spirit of 66)
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  Recensione del  30/05/2015
    

Canadese, voce carismatica paragonata dalla Stampa a Janis Joplin, cresciuta su di un palco a suonare Blues col padre, 7 dischi per Layla Zoe a cui aggiungere questa parentesi in Belgio, in un piccolo pub di Vervier, lo Spirit of 66, non per un Greatest Hits, ma per un viaggio al recente lavoro, The Lily, anno 2014.
Rock & blues, il terreno controcorrente su cui dispiegare tutto il suo talento, la voce di Layla Zoe fa dimenticare l’assenza del co-writer e chitarrista blues, Henrik Freischlader, sostituito da Jan Laacks più incline al rock, e per avere un assaggio i brani iniziali I've Been Down e Pull Yourself Together ne danno un’idea.
Live at Spirit of 66 ha una dottrina forte e portante, nella quale siano praticabili e auspicabili le esperienze della percezione interagenti e comunicanti tra blues & rock, quando può darci dentro con percussioni e chitarre spinte al massimo dei giri, Layla Zoe si trova più a suo agio ma il rallentamento giova a I Choose You e Green Eyed Lover.
Live at Spirit of 66 mischia dinamismi irti di dissonanze (Why You so Afraid e Never Met a Man Like You) lasciando spazio alla melodia (In Her Mother's House e They Lie) e ballate di un lirismo toccante (Gemini Heart e The Lily) con 3 covers nel finale (spicca la mitica Let It Be, da pelle d’oca, nonchè la cattiva Yer Blues e di James Brown, una It’s a Man’s World di ben 20 minuti).
Live at Spirit of 66, più 'rock' (dondolare, barcollare) che 'roll' (rotolare, girare).