Soffia un vento impetuoso, arriva da Knoxville, Tennessee, imposta il tono e immerge
The Road to House Mountain in una realtà brulicante, dove le chitarre sono come lastre fotografiche che riportano impressioni dal mondo 'in negativo' da tradurre nel bianco e nero positivo, leggibile nella pagina scritta di The Road to House Mountain, attraverso un unico esercizio di ‘calligrafia’.
Gli
Homemade Wine si muovono nelle stanze di The Road to House Mountain (terzo disco in 5 anni) compatti (dei veri e propri 'blocchi'), simmetrici e rigidi a un rock sudista macchiato da elementi country, nello smalto delle chitarre elettriche dell’iniziale
Title Track è evidente come i due stili musicali vengano rappresentati con il chiaro scopo di fare dell'uno il ‘negativo fotografico’ dell'altro (tanto per restare in tema), giocando sul vitale, allegro e spensierato in
Mary, a cui si oppone un ‘luogo’ in cui il tempo del rock muore avvolgendosi su se stesso nell’irrompente bellezza di
Appalachia.
Dal 2008 il singer/songwriter Ryan Sheley e il fratello Tod (con l’altra nervosa chitarra di Andy Westcott) si muovono su questo percorso, non si trasforma in The Road to House Mountain (
“It’s called that because we have a band house in Corryton, right at the base of House Mountain,” spiega il vocalist Ryan Sheley.
“We wrote the album there, and it came to life there. When we come in off the road, it’s a place everybody can congregate. There are horses, bass ponds, everything there.”), non lascia spazio alla luce così tanto cercata nelle pause di
Fireflies, profondamente radicata nel rock, che in certi passaggi sembra costeggiare la riflessione disincantata (l’amorevole ballad,
Sweet Angel) ma continua a catturare l’attenzione tra i tratteggi bucolici della ruvida
Citico Creek.
Poche sospensioni, linee di fuga, restano zone d'ombra, cupe in
Grandpa Renfro e nel lungo (as)solo chitarristico di
Creole Moon, a suggerire l'inquietudine in
The Gambler come la furia di una vita che scorre su due binari.
Non poteva che essere un ‘vento’ a chiudere i rutilanti 7 minuti di
Freeborn Man, di quelli che spazzano via le cose futili, facendo perdere il senso della gravità e dell'attaccamento terreno al reale.
Musica che dà durata e memoria a The Road to House Mountain, mentre la scrittura le dà forma.