Tempo di espandere le tradizioni sudiste, il frizzante quintetto di Atlanta raccoglie e propone il maggior numero di ‘ammiccamenti’ possibili graditi al pubblico,
“This record gives the listener a lot to more to listen to,” dice il vocalist Charlie Starr.
“There’s nothing wrong with a meat-and-potatoes record like The Whippoorwill, but this time we put a lot more into the pie. Some people might think that means it sounds overproduced, but then I guess it is, because we produced more.”Holding All the Roses è colorato come un fumetto invece che come la realtà, ai
Blackberry Smoke interessa lo spirito che ha in odio la reclusione in uno spazio chiuso, partono e spingono con
Let Me Help You (Find the Door) e l’energia che divampa in Holding All the Roses non tollera la sorte di essere inscatolata come un topo in trappola.
In
Living in the Song e
Rock and Roll Again, i Blackberry Smoke catturano e avvincono l’ascoltatore, certo non tutto tiene allo stesso modo,
Woman in the Moon necessita più di un ascolto, ma il rock inquadrato di fronte in
Wish in One Hand,
Fire in the Hole e
Payback's a Bitch, piace!
Poi tende a spostarsi di lato, si affiancano innesti country in
Too High, e poi si allontanano leggermente nelle ballate affidate alle steel guitars in
Lay It All On Me e
No Way Back to Eden.
Holding All the Roses è un disco che si ferma, nella memoria, nel cuore è chiedere troppo.
Ma è piacevole, con qualche sprazzo di antico riflusso anni 70’, i Blackberry Smoke passano lasciandoci addosso una nostalgia di rock, e quella sensazione la legano alla scia di Holding All the Roses.