Quintetto di Nashville nato dall’idea del batterista Steve Gorman (una volta nei Black Crowes) che decide di unire un gruppo di rodati musicisti (la vocalist
Joan Osborne, il talentuoso cantautore
Jackie Greene, il chitarrista
Tom Bukovac e il bassista
Nick Govrik).
‘Sounds’ differenti riempiono il debutto dei
Trigger Hippy, un’amalgama di sapido rock, sensuale blues, tracce gospel ed elementi country:
“You can see this as a ‘player’s band,’ but it really is a band, in the true sense of that word,” spiega Gorman.
“We don’t see this simply as a project. It’s vital that Trigger Hippy be a real communal effort that feels good to all of us.”
Rutilante, lirico e creativo come il brano di Jackie Greene scelto per aprire l’album,
Rise Up Singing, lo canta insieme alla Osborne, voci calde, movimenti sinuosi in uno spazio senza tempo tra rock & soul, le chitarre allargano gli orizzonti in
Turpentine, non sembra difficile ai Trigger Hippy mantenere l'equilibrio di questo impianto sonoro, di nuovo intaccato dalla tersità del Soul nell’avvolgente melodia di
Heartache On The Line.
Ma le derive del rock sono pronte a smussare gli angoli, si presentano spazi blues in
Cave Hill Cemetery, interstiziali, aree di completamento al rock urbano di
Tennessee Mud,
Nothing New,
Ain’t Persuaded Yet e
Pocahontas.
C’era il rischio di assemblare un disco d’esordio meccanicamente per ottenere un risultato freddo e senza cuore, ma la ballata di
Pretty Mess, le venature country di
Adelaide, spinte dall’ardente armonica in
Dry County, sono le ultime tessere giocate ma stanno aggrappate senza fatica al substrato rock che rende coeso
Trigger Hippy.