MALVERDE BLUES EXPERIENCE (Malverde Blues Experience)
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  Recensione del  20/11/2014


    

La voce possente di Roberto Fernandez è come una vertigine che amplifica la tensione oppressiva della terra dove vive, il Mexico. Il Vocalist della Malverde Blues Experience, un nome che offre diverse interpretazioni ma al tempo stesso prossimità, cognizione di un mondo che è difficile da vivere tra immigrazione, contrabbando e banditi senza scrupolo, ‘Malverde’ il colore della marijuana, da dove arrivano le ‘blues experience’ o i rimandi ai Narcos di Sinaloa, quel che è certo è che Malverde Blues Experience contiene riferimenti, agganci, segnali, sedimenti di un brusco e stopposo blues/rock.
Sotto le etichette dei sentimenti di Love Gone Bad e Black Heart Woman, la Malverde Blues Experience sferza un presente desolato e non solo messicano, in uno stato di frustrante e ripetitiva mancanza di senso sociale ed esistenziale si liberano le chitarre tra la coriacea bellezza di Gimme Back My Mojo e Mean Black Spider, si allontanano e scappano via in diverse direzioni, un blues che utilizza la realtà un po’ come rampa di lancio. Decollano Blues Demon, La Mala Vida e Tamazula River Mama, un ‘dolce’ naufragare per affermare la propria dignità, resistendo per sfidare il degrado di un reale distorto che vuole monetizzare e obliare i sogni, attorno a Southbound e Big Bad Wolf le chitarre chiudono e immobilizzano l’orizzonte, quasi fosse una linea invalicabile.
La oltrepassa solo la voce di Fernandez, impetuosa, una fiamma luminosa e viva, sebbene sempre identica a se stessa nel suo perenne consumarsi, cala una variabile, l’armonica nella strumentale Fix My Kicks, in grado di espandere crepe nel finale di Malverde Blues Experience, innescare piccoli ‘deliziosi’ cambiamenti, quel ‘rallentare’ in Calling Dr. Johnson e nella tosta All In Vain.
Comanda sempre Roberto Fernandez, la scheggia impazzita attorno al quale vive e si muove Malverde Blues Experience.