Rock al confine temporale anni ’70, si allinea sulla sua direttrice come due opposti, e restano così a specchiarsi, inerti, paghi del riflesso reciproco nei 40 minuti di
Do What Comes Naturally, il secondo disco dei newyorkesi
Handsome Jack.
La voce e la chitarra di Jamison Passuite avvolgono il lento incedere di
Echoes, gli altri particolari si perdono, i mille distinguo sul rock sfumano, le splendide eccezioni compaiono in Do What Comes Naturally : “
Everything was recorded live with Zach Gabbard (Buffalo Killers)”, spiega Passuite. “
We locked ourselves in the studio, slept on the floor, and after three days we had something that exceeded all our expectations. We left things in the mix like guitars rattling snare drums and vocals breaking up to keep that live energy flowing out your speakers.”
L’armonica leviga la superficie robusta di
Creepin', fatta ad arte, ma la cura della forma e del contenuto si rivelano come elementi preminenti in
Between The Lines e
Leave It All Behind: lo splendore abbagliante della scenografia anni ’70 si riempie di ogni significato tra l’organo di Phil Allport e la chitarra di Passuite, come una fotografia monocromatica ed estremamente carica, varia di brano in brano, un ‘montaggio’ molto veloce e frammentato in Do What Comes Naturally, per cogliere costanti ed eleganti movimenti tra
Dead Tracks,
Right On e
Dry Spell.
Gli Handsome Jack mantengono uno sguardo rigorosamente oggettivo sul rock che non esclude le distrazioni della profondità di campo anni settanta, ma si concentrano sull'universo di
Ropes And Chains, esauriente come le deliziose
You And Me e
Wasted Time. Do What Comes Naturally è quadrato, rigoroso, è rock!