GARY CLARK Jr. (Gary Clark Jr. Live)
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  Recensione del  20/11/2014
    

Per non distrarsi intorno a roba per la maggior parte di respiro quotidiano e di corte vedute, tocca al virtuoso texano Gary Clark Jr. il compito di farci notare che nel frattempo c’era chi stava lavorando con materiale e suoni capaci di volare più alto… e vola la chitarra in Gary Clark Jr. Live, un blues finalmente libero dagli ostici ammennicoli ricercati nel chiuso di uno studio di registrazione, libero di muoversi e di ritornare in continuazione come fantasmi nello splendido avvio di Catfish Blues e Next Door Neighbor Blues.
Ruvido, senza fronzoli, di quelli che oscurano il Sole quando è suonato in controluce, bello corposo con qualche pausa nel R&B, ma non intoccano Numb, Travis County, Don't Owe You A Thang e When My Train Pulls In. Nel cd2 continua a regnare l’asimmetria destrutturata tra la telecaster e la gibson, procede nei 10 minuti di Third Stone from the Sun / If You Love Me Like You Say (cover di Jimy Hendrix e Albert Collins), un livello melodico sempre singolarizzato da Gary Clark Jr. e la sua forza è nel saperlo abitare.
Verso quel dolce salto temporale di Please Come Home, un equilibrio che si frantuma in Bright Lights e che sembra invece immutabile nell’armonica della conclusiva When The Sun Goes Down. Un live per trovare profondità, Gary Clark Jr. Live può concedersi finalmente una memoria, perché ha alle sue spalle una storia.