Materiale registrato tra il 1994 e il 1997 che la band di San Francisco dei
Mother Hips rispolvera in
Chronicle Man. Balzo indietro nel tempo, anni ’60 e psichedelia, riletture del passato del rock aleggiano in
Desert Song e forse è solo una questione di spazi, contesti, abitudini. Contro ogni problema di audiobesità che potrebbe rendere la digestione di Chronicle Man troppo frettolosa e approssimativa (quel tanto da annebbiare la mente, in special modo dopo la recente pubblicazione di una compilation con ben 4 dischi) ci pensano le chitarre di Greg Loiacono e la voce di Tim Bluhm, uno dei tanti ormeggi di
El Pancho Villa e
You Can't Win per (ri)apprezzare i Mother Hips.
La qualità delle ballate (
St. Andrew,
Barefoot Sea Chantey e
Loup Garou) il modo di afferrare il soffio del rock (
Headache To Headache,
Chronicle Man e
The Flood) chiudendo con quello sguardo spiazzante nei 7 minuti di una deliziosa
Rich Little Girl, per un viaggio dalle coordinate spazio-temporali stranianti che non promette il massimo comfort possibile sin dal decollo. Ma è lì il bello dell’idea dei Mother Hips.