Ripassano i paesaggi western resi familiari ai tempi dei
Ten Toed Frogs, Dave McCann tra canyon stretti, misteriosamente minacciosi, le mesas, vasti tratti rocciosi, il Montana e gli immensi, infuocati deserti del Nevada e del New Mexico, scelti come sfondo dei racconti di
Woodland Tea e
Country Medicine.
Dal 2009 è
Dave McCann and the Firehearts ma la prospettiva sulle praterie e le colline delle riserve indiane di Blackfoot Country sono ancora il fondale e l'ispirazione per
Dixiebluebird e dopo 4 anni di silenzio, di
Circle of Light. Registrato con l’amico singer/songwriter, Leeroy Stagger (“
It was a really interesting collaboration and we got some great feels on the record,” spiega McCann. “
I had thought we would go in and do an acoustic based record but it sort of took a 180 from there and we ended up with this rock record that ended up being something really fun and inspiring to play and to be a part of”) la solida mistura di country e americana si lascia trasportare dal rock come fiumi gonfi di acque vorticose, intorno a piatte distese brulle e polverose, dove il pericolo (un dirupo, un terreno scosceso) è ovunque, arriva sotto forma di suono, muscolare in
Wooden Wings pronto a marchiare il paesaggio di Circle of Light sul quale la chitarra di Dave McCann e la lap steel & slide guitar di Charlie Hase Double Neck si adagiano, come una natura ostile, dura, inospitale. Il rock non è un area di parcheggio in Circle of Light al cui interno, dalla
Title track a
Shine My Light, si nota che ogni spazio non è più debitamente appartato.
Tono quotidiano, alla ricerca del byt, della vita di ogni giorno di persone che si incontrano tutti i giorni, splendida la ballata
Lend Myself to Love, tra il fittizio e il reale, tra squarci di quotidianità e svolazzi poetici, i Firehearts (a completare la squadra, Dave Bauer altra chitarra e mandolino, Pete Loughlin al basso e Tim Williams alla batteria) tornano al piacere del rock fatto di movimenti alle corde come colori freddi, misurate ed essenziali con
Headlights and Halos e
Can't Have It All. Entra la pedal steel in
Beautiful Road insieme a colate bucoliche più larghe che si mescolano a colate più piccole nell’acustica rilettura di
Shine My Light (Revisited), schizzi orizzontali si intrecciano a lanci verticali sull’asfalto di
Beyond the Road e i colori del rock volteggiano nell'aria, formano onde, grumi, ramificazioni che si diradono per il finale di
Deadman's Boots.
Come un cowboy che si aggira per lo più da solo, senza incontrare anima viva, accompagnato esclusivamente dal rumore degli stivali, dallo sfregamento dei cuoi, dal tintinnio dei morsi, con il nostalgico solo alla chitarra che non si limita ad attraversare spazi e paesaggi. È viaggio e paesaggio, vento e rumore. E infine racconto di Circle of Light.