BILLY JOE SHAVER (Long In The Tooth)
Discografia border=Pelle

     

  Recensione del  19/09/2014
    

Ci sono cantanti, è il caso di dirlo, che ad un certo punto della loro carriera perdono il dono del talento e, pur invecchiando male, restano comunque famosi per alcuni remoti titoli memorabili. E ce ne sono altri, sempre sulla breccia come Billy Joe Shaver, che, senza aver mai smesso di esibirsi a tamburo battente in giro per il Texas e nella maniera più umile, come esperti ed affidabili fuorilegge poco inclini alle majors, sanno ancora trovare l’occasione, il momento giusto per tornare in auge. 75 anni lo scorso 16 Agosto, regalo di compleanno, Long in the Tooth: “The best album I’ve ever done. Each song is different with different beats and different kinds of music,” spiega Billy Joe Shaver.
I didn’t think I had another hope in the world of doing another studio album. Then Todd Snider encouraged me to come up to Nashville and I listened. I knew if I didn’t come out with new songs, it wouldn’t be right. So, I just buckled down and got the new songs together. Sure enough, it turned out great.” Prodotto da Ray Kennedy e Gary Nicholson, e con ospiti illustri (Willie Nelson, Leon Russell, Tony Joe White, Shawn Camp, Joel Guzman) Long in the Tooth si impegna in un percorso di andata e ritorno attraverso territori in apparenza irriducibili, Billy Joe Shaver e Willie Nelson duettano nella soavità del nostalgico lamento di Hard to Be an OutlawSome superstars now days get too far off the ground, They sing about the back roads that they’ve never even been down. They go and call it country but that’s not how it sounds. It’s enough to make renegade want to terrorize the town.
Velato riferimento ai danni accumulati da Nashville, spazzati via dalla ruvida chitarra di Tony Joe White nella controversa Long in the Tooth, la title track rende bene l’idea del disco, un corpo vario, difficile da intercettare, diafano e nella sostanza impenetrabile dove il country sfiorisce e fa sfiorire non appena toccato dalla malinconia un un'altra ballata superba, The Git Go, dove l’armonica è la superficie su cui sfila, si svolge e si avvolge tutta la visione del mondo di Billy Joe Shaver tra politica, guerra, la dottrina del Signore e il Giardino dell’Eden. Senza intermediazioni artificiali quando si affida al pepato humor texano di veraci honky tonks (comanda il banjo in Sunbeam Special, l’armonica in Checkers and Chess e il violino in Last Call for Alcohol), o filtri terzi che affievolirebbero la forza dell'univocità di un'esplorazione intima, sofferta e irta di pericoli quando si parla d’amore nelle ballatone di I'll Love You as Much as I Can e I'm in Love, con American Me spalleggiata dall’aria messicana della fisarmonica di Joel Guzman pronta a chiudere con l’atto di fede al country raccontato in Music City USA.
Una serie di brillanti medaglioni (a volte di folgorante bellezza, a volta manierati oppure obbedienti ai codici della tradizione country) legati fra loro da una tenue relazione di causa ed effetto, un antologia del meglio di Billy Joe Shaver di cui ognuno si servirà per comporre la propria lista di canzoni che fanno battere il cuore.