Il mondo di Micky e Gary Braun oramai indebolito, preso nella corrente delle stazioni radio e quindi bloccato nelle sue naturali insofferenze, senza più energie di cambiamento, era al capolinea, i
Micky & The Motocars necessitavano di una ‘trasfusione di sangue’.
Cambio della squadra, entrano Dustin Schaefer (chitarra), Joe Fladger (basso) e Bobby Paugh (batteria) e con
Hearts From Above ‘tornano’ non sul piano di una piatta mediazione col passato ma scavando in una fertile contaminazione col country/rock degli altri e famosi fratelli dei
Reckless Kelly (Willy il disco lo produce, e Cody è un gradito ospite) tanto da far dire a Micky ‘
… hasn’t happened in the studio since we were teenagers.’ Hearts From Above parte in sordina, ma la malinconica fisarmonica che tiene compagnia alle chitarre nel viaggio di
Long Road to Nowhere piace, come il cambio di ritmo di
Hurt (Again) scritta con Jason Eady,
Destined to Fall,
You Led Me the Wrong Way e la conclusiva
Tonight We Ride non hanno quel deperimento velocissimo degli ultimi dischi.
Non perdono la loro capacità di attrazione nei tempi stretti di un paio di minuti, l’armonica in una brillante
Fall Apart alla lunga regge, nessun scricchiolio si insinua sotto il peso della semplicità bucolica rispolverata efficacemente tra le ballate di
My Girl Now,
One in a Lifetime Girl e la trillante
Southbound Street, come sorprende la
Sister Lost Soul dell’amico Alejandro Escovedo (Real Animal, 2008). Piano, violino e fisarmonica della toccante
From Where the Sun Now Stands risollevano definitivamente i Micky & The Motocars dalla zavorra che li affliggeva, lo spretto della noia è lontano, Hearts From Above si riavvicina alla tradizione della famiglia Braun.