ERIC CLAPTON & FRIENDS (The Breeze. An Appreciation of JJ Cale)
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  Recensione del  17/09/2014
    

Particolare la scelta di Eric Clapton di omaggiare ad un anno di distanza dalla morte, il chitarrista e songwriter dell’Oklahoma JJ Cale. Sceglie una squadra di ‘Friends’ di tutto rispetto (Mark Knopfler, John Mayer, Willie Nelson, Tom Petty, Derek Trucks e Don White) lascia, giustamente, da parte 2 grandi successi (After Midnight e Cocaine) incise negli anni Settanta e per dosare 14 dischi incisi in 40 anni, lascia spaziare le corde della chitarra tra lunghe pause e impennate, in un gioco calibratissimo.
Non poteva che iniziare con Call Me The Breeze, il brano che apriva Naturally, il primo album solista di J.J. Cale, Rock And Roll Records, e avanti con pause che non sono dei semplici stop al racconto di The Breeze (An Appreciation of JJ Cale). Anche Willie Nelson dà il suo apporto in Songbird, splendide Someday cantata da Mark Knopfler e Sensitive Kind cantata da Don White, sono una sorta di ‘presa d’aria’ al ricordo di JJ Cale e servono a dare azione alla chitarra che non arresta mai il proprio flusso in una versione molto dolce di Lies e in Don't Wait, dove il picco elettrico non risulta mai imperturbabile come in Cajun Moon, Train To Nowhere, Since You Said Goodbye e I Got The Same Old Blues.
Contribuisce a scolpire con Crying Eyes il mito di JJ Cale in un tempo/durata virtualmente senza fine. Che poi le versioni originali siano di tutt’altra pasta da The Breeze (An Appreciation of JJ Cale), conta, alla fine, francamente poco.