La consistenza sottilissima di racconti di fuorilegge e terre lontane, fogli bidimensionali spazzati via da un colpo di chitarra o dal sovrapporsi di pistole e bibbia aprono il mondo di
Muddy Waters, l’esordio del singer/songwriter
Manzy Lowry č molto seducente e si concede a tutti coloro che hanno un nucleo western nel cuore.
Muddy Waters si lascia ascoltare quando si fonde e lavora sul tempo e nel tempo di un country irregolare e macchiato dal rock, seducono le strade calpestate in
First Degree, il violino di
What Happens In The End e
Caroline Lee arena la melodia nel mito del West, cammina nel suo significato prima di spostarsi da un punto all’altro della malinconia tra
Russian Roulette e la fulgida bellezza di
Lasting Impressions.
Un’aria che necessita di ventilazione, con l’armonica in
Open Road e le languide steel guitars di
Blind Rattlesnake,
Age e la ispirata
Muddy Waters, come una una casa le cui finestre e porte devono essere aperte: al Signore, alla Louisiana, a Muddy Waters, al Mississippi che disegna lo sfondo di una brillante
Dragonfly. Muddy Waters enuncia le proprie leggi a suo modo eludendole, immergendosi in uno spazio texano che produce storie e un disco che (ri)dimensiona il peso specifico della Manzy Lowry Band.